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Dalla YOLO economy ad un nuovo Marxismo: la trasformazione necessaria del modello economico mondiale

Ce la siamo presa con i giovani che non hanno voglia di lavorare, poi con il reddito di cittadinanza ed altri sussidi di lotta alla povertà. In realtà, la carenza di personale che viviamo oggi è dovuta al cambio di paradigma nell’interpretazione della vita.

YOLO, You Only Live Once, si vive una volta sola. Questo è il motto del movimento che acquisisce sempre più seguaci. In tutto il mondo, non solo in Italia e non solo dove esistono i sussidi per il contrasto alla povertà.

Eleanor Roosvelt disse:

“Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone”

Allo stesso modo in Italia abbiamo iniziato a parlare di Mario che lavora a nero perché prende il reddito di cittadinanza, di Rosa che non accetta lavori sottopagati perché percepisce di più dallo Stato senza fare alcunché ed altri mille e mille casi.

Una riflessione più accurata, empirica, che parte dall’osservazione della realtà, invece, ci porta a tutt’altri risultati.

La globalizzazione per decenni ha avuto il merito, condiviso con altri fattori, di mantenere il mondo lontano da conflitti mondiali. Una piace resa possibile dalla condivisione di interessi economici.

Europa, Stati Uniti, Russia, Cina ed altri paesi industrializzati non avrebbero avuto vantaggi nel farsi la guerra perché hanno contratti in essere che gli garantiscono un certo livello di benessere.

È per questo motivo che, invece di produrre in casa molti prodotti, li importiamo dall’estero con buona pace delle compagnie di trasporto e non solo.

È facilmente intuibile che questo modo di vedere il mondo ha, però, portato a nuove conseguenze. Prima fra tutte l’aumento repentino di emissioni di CO2 che stanno, inesorabilmente, modificando il nostro pianeta.

La globalizzazione, da parte sua, va a braccetto con il capitalismo. Il potere economico è detenuto da grossi player che posseggono, in forma privata, attrezzature e tecnologie.

Negli anni, soprattutto dallo scoppio della pandemia di Covid-19, questo sistema economico ha palesato la sua vera natura anche ai più sprovveduti.

I costi delle materie prime si sono impennati facendo lievitare, a sua volta, il costo della vita. Aumentando le materie prime abbiamo assistito all’aumento dei costi energetici e, quindi, di produzione che, a loro volta, hanno fatto aumentare i prezzi di vendita.

In linea generale il profitto è dato da un markup che si applica al costo del bene. Di solito questo valore è espresso in percentuale. Se consideriamo che prima produrre un determinato bene costava 10 euro, applicando un markup del 10% il profitto era di 1 euro. Oggi che il costo di produzione di quel bene è di 14 euro, il profitto è aumentato a 1,40 euro.

Essendo aumentato il costo della vita, ci si sarebbe aspettati un aumento dei salari che, invece, non hanno seguito lo stesso subendo portandoci verso una stagnazione dei consumi.

Diminuendo i consumi, le industrie stanno licenziando parte del personale al fine di produrre di meno, ma con profitti sempre maggiori.

Questo tipo di situazione potrebbe portare a quella che viene definita “recessione” che è l’opposto della crescita economica.

In quest’ottica la forza lavoro deve lavorare di più, essendo di meno gli operai, guadagnando poco di più in quanto gli stipendi non seguono gli stessi aumenti dei beni.

Il mito del benessere per tutti promesso dal capitalismo e dalla globalizzazione ha palesato la sua infondatezza.

Generazioni di operai che hanno sacrificato la propria esistenza con il miraggio dell’ascensore sociale, hanno visto terminare la propria esistenza con magri risultati e vedendo i propri figli entrare nel mondo del lavoro in condizioni di poco migliori a quelle trovare da loro stessi.

L’operaio è rimasto operaio ed il capitalista ha visto aumentare sempre di più il proprio potere economico.

Per quanto, a volte, la nostra percezione possa giocare brutti scherzi, i dati parlano chiaro. L’1% della popolazione mondiale detiene il 45,6% dei patrimoni. Il che vuol dire che il 99% della popolazione mondiale detiene il 54,4% dei patrimoni.

Meglio va, sicuramente, in Italia dove il 10% della popolazione detiene il 48% della ricchezza nazionale.

Questi fattori fanno in modo che un lavoratore dipendente non si senta parte della crescita. A fronte di una crescita economica mondiale, le condizioni di vita del singolo individuo non migliorano.

La mancanza di prospettiva, di crescita e di benessere sfociano in ciò che viviamo oggi. Una mancanza di stimoli nel formarsi, nel fare la gavetta, nel lavorare per un numero di ore superiore a quanto stabilito dai contratti nazionali.

Il capitalismo e la globalizzazione hanno dato molto, ma hanno anche chiesto un prezzo molto alto. È giunto il momento di rallentare e trovare un nuovo sistema economico capace di far prosperare la società attraverso il contrasto al consumismo sfrenato che oggi è alla base del nostro modo di vivere.

Nella ricerca di questo nuovo sistema economico, a mio parere, un ruolo di fondamentale importanza sarà rivestito dalla robotica e dall’intelligenza artificiale. Attraverso di essi sarà, infatti, possibile svolgere solo lavori creativi ed appaganti lasciando i compiti routinari ad automi appositamente costruiti.

Quanto tempo ci vorrà affinché questa nuova era veda la luce? Molti, per errore, considerano tali Innovazioni lontane solo perché non hanno la percezione del punto in cui è giunta la scienza. Da oltre settant’anni, da quando Alan Turing si pose la famosa domanda “le macchine possono pensare?“, esistono studi e prototipi di intelligenza artificiale e robot umanoidi e in alcuni laboratori come quello di DeepMind e OpenAI i progressi procedono spediti e con riservatezza. La posta in gioco è troppo elevata e nessuno vuole scoprire troppo le carte.

In questo scenario c’è la Cina che, permeata dall’ideologia socialista, non ha lasciato “il capitale” in mano ai privati, ma, tramite il regime, controlla, di fatto, direttamente strumentazioni e tecnologie. Sono noti, infatti, gli enormi investimenti pubblici in campo tecnologico atti a creare il più grande polo sull’intelligenza artificiale al mondo.

La partita è aperta e sta per entrare nel vivo. Nono ci resta che sperare che tutti i soggetti in campo abbiamo come stella polare il benessere del pianeta e di tutti i cittadini.

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