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L’Intelligenza Artificiale è diventata troppo intelligente per essere fermata

Sembra essere giunta alla fine la telenovela tra OpenAI ed il suo CEO Sam Altman: l’Intelligenza Artificiale non può essere fermata

L’Intelligenza Artificiali si suddivide in tre livelli di evoluzione: ANI (Artificial Narrow Intelligence), AGI (Artificiali General Intelligence) e ASI (Artificial Super Intelligence).

Sembra che dietro alla recente storia contorta che ha coinvolto Sam Altman e la società a lui co-fondata OpenAI ci sia proprio l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, in particolare il passaggio dalla ANI alla AGI che segnerebbe una svolta epocale nell’evoluzione dell’intelligenza sul pianeta Terra.

Facciamo un passo indietro. L’Intelligenza Artificiale che conosciamo oggi, grazie all’adozione di strumenti quali ChatGPT e DALL-E, può essere raggruppata nell’insieme dell’ANI, cioè Artificial Narrow Intelligence. Con questo termine, traducibile in italiano come Intelligenza Artificiale Ristretta, è in grado di rispondere a quesiti sulla base di dati statistici che la guidano in modo da poter concatenare termini in modo da formare frasi di senso compiuto in risposta a domande formulate da parte dell’utente.

Il passo successivo alla ANI è la AGI, l’Intelligenza Artificiale Generale. Cioè un’intelligenza in grado di rispondere a domande che prevedono una sola ed una soltanto risposta giusta, senza spazio alla statistica. Una domanda è uguale ad una sola risposta. E’ questo il campo di applicazione delle operazioni matematiche che non permettono un ampio ventaglio di risposte accettabili, bensì una sola. Questo livello di intelligenza prevede una potenza di calcolo e di “pensiero” equiparabili a quelle di un essere umano ed è chiaro come il raggiungimento di questo libello faccia nascere preoccupazioni sia nel mondo scientifico che oltre.

Privacy, copyright, ma anche fobia da controllo da parte delle macchine sono solo tre degli elementi che, di fatto, pongono un freno nello sviluppo della tecnologia.

Voci di corridoio affermano che il CEO di OpenAI, Sam Altman, sia stato sollevato dal suo ruolo proprio a causa della sua intenzione di rendere disponibile online un’intelligenza artificiale che rientra nella categoria delle AGI. Il progetto in questione sembra essere stato identificato sotto il none di Q* che si pronuncerebbe Q star.

Q star sembrerebbe essere un’intelligenza artificiale in grado di risolvere complicate operazioni matematiche che presuppongono una reale capacità di ragionamento individuale simile all’intelligenza umana. Un’intelligenza tale da trovare l’unica risposta corretta possibile.

Q Star, qualora fossero veritiere le voci di corridoio, sarebbe il passo intermedio tra strumenti quali ChatGPT e l’ASI, l’Intelligenza Artificiale Superiore che deve il suo acronimo al fatto che sarà superiore all’intelligenza umana.

Non sappiamo se tali voci corrispondano al vero anche se ci sono indizi tali da far presupporre che sia così, ma, qualora non fosse OpenAI a dare vita a Q star, ci sono tutti gli elementi affinché sia il suo principale competitor, Google, a farlo.

Il percorso è tracciato ed è inevitabile. Porre un freno a Sam Altman ed al suo team equivale a designare l’estinzione di OpenAI e di Microsoft che in essa ha investito ingenti somme di danaro, ma non certo l’estinzione dell’Intelligenza Artificiale che è, di fatto, designata a salvare le sorti del pianeta Terra dato che l’intelligenza umana non ne è e non ne sarà mai in grado.

Non ci resta che continuare ad osservare gli sviluppi, soprattutto ora che Sam Altman è tornato alla guida di OpenAI.

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